La
donna vestita di sole
Fiumicino festeggia l'Assunta con la processione a
mare
La
festa dell’Assunta ha trovato in Fiumicino una città unita in tutte le sue
componenti a celebrare “la donna vestita di sole”. A lei, la giovane donna di
Nazareth, è dedicata la chiesa del Borgo Valadier con il titolo di Santa Maria
Porto della Salute, dove il vescovo Ruzza ha celebrato la Messa il 15 agosto
accolto dal parroco padre Leonardo Ciarlo dei Figli di Maria Immacolata, dal
vicario foraneo don Bernardo Acuna Rincon e da altri sacerdoti.
Tra i fedeli disposti nel tempio erano
presenti l’assessore Anna Maria Anselmi, in rappresentanza dell’amministrazione
comunale, e donne e uomini delle numerose forze dell’ordine presenti nel
territorio e della polizia locale. A tutti loro va il merito di aver garantito
lo svolgimento della tradizionale e sentita manifestazione nel rispetto delle
disposizioni anti-Covid 19.
Il brano dell’Apocalisse, il salmo e la
lettera di San Paolo ai Corinzi hanno tratteggiato il volto di una donna di
fede assoluta e della speranza di cui lei si fa portatrice. Nel Vangelo, che ha
racconto la visita ad Elisabetta, il canto del Magnificat di Maria scioglie
l’intima relazione tra la creatura e il creatore di cui lei diventa madre.
Con Maria Dio offre all’umanità un «segno
grandioso», ha detto il vescovo nell’omelia: «Una donna che vive il travaglio
del parto, immagine di una vita che non si ferma, anche davanti alle minacce di
morte e di distruzione che vengono dalla storia». Guardando al “drago”
riconosciamo tutti i dolori delle epoche che «oggi sono vissuti da donne e da
bambini che soffrono in tante regioni del mondo, in particolare rivolgiamo un
pensiero all’Afghanistan».
Nella vergine, bellezza e verità
incontrano la bontà e l’unità e donano la speranza di «un Dio che si prende
cura dell'uomo attraverso suo figlio, affidando a Maria un ruolo determinante
nella salvezza». Davanti al Nemico che tenta di uccidere il bambino, racconta
l’Apocalisse, la donna fugge: non per la sconfitta o per la paura ma per
custodire il dono di Dio all'umanità.
«Anche noi esercitiamo una custodia. Dobbiamo
custodire i nostri valori, i nostri patrimoni morali e sociali, la nostra
civiltà che dà spazio alla diversità e alla alterità» in particolare il presule
ha sottolineato l’urgenza di tutelare i giovani per sottrarli «con intelligenza
ad una sconsiderata cultura barbarica dell’indifferentismo,
dell’individualismo, dell’egoismo nazionalista, che frantumano la loro capacità
di autocritica e di autentica libertà».
La custodia esercitata da Maria recando
con sé l’affidamento totale alla volontà di Dio, evoca nel cristiano
l’imitazione della sua obbedienza: «Cerchiamo la fedeltà di Dio, non diamo
retta solo al negativo» ha suggerito il pastore invitando a riconoscere le
«vere buone notizie, nell’impegno di tanti in favore dei diseredati… siamo al
mare, pensiamo alle persone che non accogliamo perché ci danno fastidio, ma
anche l’impegno nella consolazione costante nei luoghi di cura, nella
solidarietà verso chi ha perso la speranza, nella carezza donata ogni giorno a
chi è solo e abbandonato. Quanta parola di Dio ogni giorno va a curare le
ferite dell'uomo su tutta la terra».
Con il suo canto Maria esalta l’azione
misericordiosa di Dio: «Lei ci trascina verso la vita eterna, perché lei è
unita al figlio, Cristo che è risorto. Noi tutti non moriremo ma saremo trasformati,
la vita è per sempre», ha concluso il vescovo.
Al termine della celebrazione il corteo
disposto in forma ridotta all’esterno ha accompagnato l’immagine della Vergine
verso l’imbarco per la processione a mare. Da entrambi i lati del Tevere la folla
disposta a distanza ha seguito l'immagine di Maria verso il mare aperto,
scortata dai mezzi navali delle forze dell’ordine e da altri natanti di gente
comune, avvolta dal suono delle sirene spiegate in suo onore.
A largo il vescovo ha pregato davanti alla
corona di fiori in memoria di tutti caduti in mare, poi alle parole del
comandante della Capitaneria di Porto di Roma, il capitano di vascello Giuseppe
Strano, l’omaggio è stato gettato in acqua.
Davanti alla chiesa al rientro, la
benedizione ha concluso la liturgia resa possibile dalla compartecipazione di
una intera città a cui il vescovo Ruzza ha espresso la gratitudine e l’augurio
perché «continuiamo a sentirci parti unite di un territorio bellissimo».
Simone Ciampanella